Outdoor Urban Art Festival: spazi artistici alternativi alla Dogana di San Lorenzo

Torniamo a San Lorenzo, dove avevamo già visitato una piccola galleria d’arte Mondo bizzarro, per parlare dell’Outdoor Urban Art Festival.

Si è conclusa sabato 22 novembre, dopo un mese di apertura, la quinta edizione del festival di street art che ha colorato soprattutto le vie di Testaccio e che, quest’anno, ha scelto una location inconsueta: l’ex Dogana di San Lorenzo.

Inconsueta perché luogo chiuso, un spazio di 5000 mq ormai in disuso da quattro anni.

Abbandonata, lasciata a sè stessa, inutilizzata: l’ex Dogana di Roma era un casermone inagibile, un parallelepipedo grigio nel cuore di Roma, un relitto storico incagliato nella memoria della città.
Lo spazio perfetto, dunque, per creare un percorso artistico dalle sfaccettature diverse, contrastanti e allo stesso tempo armoniche, attraverso le installazioni di 15 artisti provenienti da 6 nazioni differenti, tutti uniti in un progetto di ricostruzione degli spazi collettivi.

Siete pronti? Entriamo:

 

Indice

Stanza 1 – JB Rock

Corridoio e stanza 2 – Laurina Paperina

Stanza 3 – Blaqk

Stanza 4 – Lady Aiko

Stanza 5 – Dot Dot Dot

Stanza 6 – Thomas Canto

Corridoio – Faith 47

Stanza 7 –Ike, Brus, Hoek

Stanza 8-TNEC/Jack Fox

Corridoio – Galo

Stanza 9 – Buff Monster

Informazioni pratiche

Stanza 1 – JB Rock

Passata la prima sala che funge da anticamera, al di là di una tenda nera che sembra separarci da un universo parallelo, ci ritroviamo al centro di un parco giochi immaginario. Ogni superficie disponibile è stata dipinta secondo un motivo ripetuto ma mai monotono: le pareti, il soffitto, il pavimento, persino il piccolo lucernario, di quello che doveva essere un magazzino per lo stoccaggio di merci, sono diventati un’immensa tela unitaria e cangiante.

Lo spazio sembra dilatarsi in un gioco di colori che non può lasciarci indifferenti. Viene voglia di ritornare bambini per un momento e lasciarsi andare a correre per poi riposarsi, dondolando dolcemente sull’altalena.

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Corridoio e Stanza 2 – Laurina Paperina

Basta voltare l’angolo per confrontarsi con una realtà che ben si amalgama con quella da cui si è appena passati.

Un gigantesco gatto occhieggia dalla parete di fronte a noi, con una matitona nella zampa sinistra sembra aver appena finito di scrivere: PROUD TO BE A LOSER – cioè “orgoglioso di essere un perdente”. Una dichiarazione giocosa o una sfida rivolta orgogliosamente a quello che possiamo ritenere il suo più acerrimo e naturale nemico, il topo?

 

Basta dare le spalle al nostro malconcio gattone per trovarci di fronte alla BIG RAT’S HOUSE – la casa del topo grosso, di cui possiamo intravedere l’enorme coda rosa snodarsi sul pavimento. Attraverso la porta vediamo il topo, un moderno mickey mouse dalle fattezze grottesche, una falce della morte tra le zampe e un teschio con le tibie incrociate sul petto, quasi in attesa di un visitatore inopportuno.

L’ironia di Laurina Paperina (sito web), autrice di questa situazione paradossale, in cui è il topo demoniaco ad avere la meglio, non si ferma qui: entrando nella casa del topo grosso, l’occhio non può non caderci sulla casa del topo piccolo e infine, sulla parete alla nostra destra, sulla casa del topo medio, entrambi nascosti nel buio, gli occhietti spalancati a controllare la situazione.

Stanza 3 – Blaqk

La terza stanza è un’ode al nome della manifestazione di quest’anno: moving forward, andare avanti.

Ed è appunto la fotografia di un movimento incessante quella che i greci Blaqk (tumblr) hanno dipinto su queste pareti, lo snodarsi di un pensiero che si avvolge su sè stesso, disorientante e invadente tanto da permeare completamente lo spazio circostante. L’occhio segue questa giravolta, insegue la corsa del colore lungo i muri, rimbalzando incerto tra un estremo e l’altro.

 

Il bianco e il nero, il foglio e l’inchiostro risultano entrambi necessari, nella loro essenzialità comunicativa, per lanciare un messaggio che rimane sospeso, impreciso e di difficile decifrazione: moving forward one hope one quest flow moving with the...

Stanza 4 – Lady Aiko

La stanza affidata all’artista giapponese Lady Aiko (sito web) ha qualcosa di surreale: luci al neon e pittura fosforescente sono le caratteristiche di questo piccolo regno femminile, le cui guardiane sono due bambine, gemelle dipinte con colori speculari, che tengono tra le proprie mani delle bombolette di vernice. Un piccolo cuore rosso sulla latta, guardata come fosse un tesoro, come se quel cuore rappresentasse l’essenza stessa dell’arte.

 

Sembra di trovarsi dentro una favola o il sogno di una bambina…

Fiori e farfalle danno vita ad una delicata decorazione che spicca con ancora più evidenza sui muri lasciati al loro aspetto originario, coperti di scritte e disegni di qualche anonimo inquilino di queste pareti.

Lady Aiko gioca con un tratto semplice e stilizzato in modo da conferire forza comunicativa alle sue opere, coniugando la tradizione orientale alla pop art.

Stanza 5 – Dot Dot Dot

Norvegia e Giappone confinano all’interno di questa fabbrica artistica: accanto al regno dalle tinte luminescenti troviamo l’opera di Dot Dot Dot.

Nove tasti disposti in modo simmetrico a formare un ideale quadrato, ognuno con un simbolo di grande immediatezza comunicativa:

Dot Dot Dot, Dogana, San lorenzoTwitter, il dollaro, la Apple, la T del New York Times…

L’artista norvegese allude ai mezzi di comunicazione, alle nuove tecniche, ai social network, alla diffusione sempre più rapida delle notizie, alle nuove concezioni estetiche che coinvolgono l’atto artistico dello street artist, inevitabilmente chiamato a confrontarsi con una realtà in perenne mutamento, a interagire con la rete…

Come in un museo, l’opera di Dot Dot Dot è illuminata, in una sala sgombra, interamente dedicata ad essa; un cordone rosso separa lo spettatore da ciò che sta osservando e al contempo entra a far parte dell’opera stessa, ponendola in parallelo con le opere d’arte tradizionali.

 

Stanza 6 – Thomas Canto

Dopo l’arte concettuale di Dot Dot Dot , l’ingresso nella successiva sala di questo museo improvvisato risulta straniante:  Thomas Canto(sito web) non usa le pareti come grande tela, ma gioca con lo spazio che gli è concesso, per ricrearlo secondo la sua particolare visione moltiplicata, come riflessa in uno specchio andato in frantumi.

Thomas Canto, Dogana, San LorenzoPlasmati dalla mente dell’artista, fili di nylon e segmenti di plexigas dipinti di bianco, nero e grigio si compongono in una struttura tridimensionale dalla sagoma sfuggente, dinamica, che tende a cambiare ad ogni mutamento di prospettiva:

il tuo occhio si perde ad inseguire questo movimento immobile, questa scultura sospesa e inafferrabile.

 

 

Corridoio – Faith 47

Ancora confuso nel groviglio di fili e pensieri, uscendo dalla stanza ti fermi a sedere un momento per ammirare l’opera della sud Africana Faith 47 (sito web).

Una donna di colore dai tratti gentili guarda una nave in balia delle onde, in una posa che non può che evocarci quella di Adamo nella creazione della Cappella Sistina. Forse è una donna o forse, complice la luce delle lampade che converge sul suo volto, possiamo pensarla come una moderna dea, protettrice di coloro che partono.

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E’ quasi commovente lo sguardo benevolo che questa donna rivolge alla nave, forse partita con a bordo il suo grande amore, forse i suoi figli, forse soltanto tanti emigranti che cercano nel mare una via di salvezza.

L’attenzione è viva di fronte a questa rappresentazione, lirica e allo stesso tempo profondamente reale, di una questione tanto attuale.

A conferire maggior forza al messaggio contribuiscono altri elementi, che ad un primo sguardo potrebbero passare inosservati o confusi con semplici scritte: Faith 47 ha deciso, infatti, di realizzare una sorta di grande didascalia, un commento all’immagine che ha realizzato, riportando sul muro frasi scritte sotto i ponti delle navi che trasportavano i migranti.

Un grande coro di voci anonime che si muove verso l’H(I)C SUNT DRACON(E)S, “qui ci sono i draghi”, espressione latina utilizzata per indicare terre ancora inesplorate.

Stanza 7 – Ike, Brus, Hoek

Le sorprese non si fermano mai in questo nostro viaggio virtuale ed è così che arriviamo allo spazio più “alternativo” della Dogana, la sala decorata da tre street artist che, stranamente, sono di origine italiana. Perchè stranamente?

Basta dare un’occhiata alla tecnica utilizzata per “affrescare” le pareti a loro consegnate:

 

Voglia di tornare alle origini di un movimento artistico nato negli anni ottanta, riproducendo quella che era, ed è ancora oggi, una pratica molto diffusa tra i writers soprattutto statunitensi: entrare nelle fabbriche, negli edifici abbandonati per trasformare quegli ambienti in una grande galleria, un laboratorio per le proprie creazioni.

Un Gesto in cui prevale la spontaneità del momento, la combinazione, la continua ricerca espressiva che non segue una logica precisa.

Sulla parete di sinistra, entrando, si possono seguire le sperimentazioni calligrafiche di Brus: sceglie di giocare con l’architettura delle stanze e di alternare varie fasce cromatiche in una vera e propria esplosione di colore che ci conferma l’idea di movimento alla base di questa edizione dell’Outdoor Urban Art Festival.

Sul lato opposto, senza che vi sia una vera e propria contrapposizione, si fondono gli stili di Ike, con dei graffiti che sembrano plasmarsi sotto i tuoi occhi e andare nella direzione dell’astratto, e quello di Hoek, che dà vita ad un’immaginazione più concreta attraverso i suoi puppets.

Stanza 8 – TNEC/Jack Fox

Nella stanza che si affaccia su quella che abbiamo appena visitato si confrontano due artisti: Jack Fox, giovanissimo sudafricano di Cape Town, street artist e produttore di musica elettronica e TNEC, romano di soli 24 anni: due universi estremi, nord e sud del mondo che si guardano dai due lati di una stanza.

Jack Fox, Outdoor Urban Art Festival, Dogana di San Lorenzo

Jack Fox realizza un’opera di grande semplicità:

due individui, un uomo muscoloso e uno scheletro, entrambi con capelli lunghi e cappello, si abbracciano come in posa di fronte all’osservatore che, nonostante l’aspetto strano e inconsueto di queste due figure, è rassicurato da quel fiore che spunta nella mano sinistra dell’uomo.

Le braccia sproporzionate danno l’idea di un grande abbraccio che coinvolge tutti, viventi e non.

 

 

TNEC lavora sulla geometria, sulle sfumature e i punti di vista in Reality Twisted, un’opera in cui la realtà si scompone in forme precise e nette nello spazio, forme intercambiabili, in comunicazione tra di loro.

Corridoio – Galo

Voltato l’angolo raggiungiamo la Spagna che, nella geografia di questo spazio concettuale, si tramuta in un lungo corridoio illuminato da una lung fila di lampade al neon.

Le pareti sono letteralmente invase, ricoperte di omini dagli occhi espressivi in pose e atteggiamenti diversi, ma tutti concentrati su di te.

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Il corridoio si trasforma in un lungo tunnel in cui i ruoli si invertono e non sei più tu a guardare l’opera ma è essa stessa ad osservare te con curiosità. Senti gli sguardi di migliaia di creature puntati addosso e tu, a tua volta, non puoi fare a meno di seguirli, confrontarli, notare le differenze.

Galo ci regala così l’esperienza straniante di diventare l’oggetto mobile dello sguardo altrui.

 

Stanza 9 – Buff Monster

Usciamo dal tunnel e arriviamo in una sala vuota, l’ultima tappa del nostro viaggio intorno al mondo attraverso la street art: approdiamo su un altro pianeta grazie all’opera di Buff Monster.

Buff Monster, Outdoor Urban Art Festival

Un piccolo e dolcissimo mostriciattolo rosa occhieggia da un angolo del muro, nient’altro che un cucciolo goloso che mangia ciliegie e assomiglia, per consistenza a della morbida crema.

Sembra salutarci mentre usciamo dalla mostra dell’Outdoor Urban Art Festival 2014. Fuori è buio ma porti via con te ancora un po’ di quel colore in cui sei stato immerso.

Informazioni pratiche

La visita virtuale è disponibile anche sul sito del Google Cultural Institute dedicato alla Street art Di Roma.

La Dogana di San Lorenzo si trova in via dello Scalo di San Lorenzo.