Tra spiritualità e leggenda: Santa Maria in Ara Coeli

124 gradini da salire in ginocchio: non è una tortura medievale nè uno degli esercizi del maestro Miyagi di Karate Kid. Più semplicemente è il percorso che bisogna fare, secondo la tradizione invocando i Re Magi e recitando il De Profundis, per vincere a Lotto.

Questa è soltanto una delle incredibili leggende legate alla Chiesa di S. Maria in Ara Coeli, forse la più antica chiesa di Roma. Se volete sapere il perchè di questa affermazione basta seguire questo piccolo itinerario.

Oggi percorriamo la scalinata principale tranquillamente, seppure un po’ affaticati per la pendenza, e arriviamo all’ingresso.

La basilica si apre di fronte a noi in tutta la sua imponente simmetria: ben 25 cappelle, variamente suddivise incorniciano, la navata centrale.

Cappella del Presepio, Santa Maria in Ara CoeliSulla sinistra notiamo immediatamente un presepe a grandezza naturale: non è frutto di una dimenticanza post-natalizia, ma un allestimento perpetuo che dura da circa 150 anni, dal 1856 per la precisione, grazie alla donazione del duca Grazioli.

Più avanti, dallo stesso lato, si può osservare un elemento decisamente estraneo al contesto: una lastra di marmo rappresentante il Corno d’Africa, quella porzione di territorio africano comprendende l’Etiopia, la Somalia, l’Eritrea e il Gibuti. Non ci troviamo di fronte ad una celebrazione del colonialismo italiano di epoca fascista, ma alla tomba di un sacerdote, don Eugenio dei Principi Ruspoli.

Grande esploratore, osservatore della natura, scopritore di un lago che da lui prese il nome, fu ucciso durante una battuta di caccia da un elefante infuriato: aveva 27 anni e per lungo tempo il suo corpo restò in terra africana. Soltanto in seguito il nipote riuscì a recuperarne le spoglie che vennero inumate in Santa Maria all’Ara Coeli nel 1928.

In fondo alla basilica scorgiamo un tempietto all’interno del quale sorge la statua di una donna incoronata che sorregge una croce: proprio quest’elemento ci permette di identificare con sicurezza sant’Elena, madre dell’imperatore Costantino, colei che, secondo la leggenda, avrebbe ritrovato la vera croce in Terra Santa. In realtà la cosa che più ci interessa di questa piccola costruzione è ciò che possiamo scorgere dalla parte destra attraverso un vetro: un antico altare, proprio quello da cui prenderebbe il nome la chiesa cioè l’Ara Coeli, l’altare del Cielo.

E qui si apre il capitolo più antico e forse più strano legato alla Basilica: secondo quanto riportato dai  Mirabilia Urbis Romae, le prime guide alla città di Roma realizzate per i pellegrini attorno al XII secolo, questo sarebbe il luogo in cui Ottaviano Augusto ebbe una singolare visione.

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In questo luogo sorgeva una delle dimore dell’imperatore che qui convocò la Sibilla Tiburtina per chiedere consiglio giacchè il Senato intendeva tributargli onori divini. La Sibilla rispose all’appello di Augusto con queste parole:

vi sono indizi che presto dal sole scenderà il Re dei secoli venturi e la vera giustizia sarà fatta

mentre veniva pronunciata questa profezia Augusto vide aprirsi il cielo e apparire una donna con in braccio un bambino circonfuso di luce e udì due voci gridare:

Questa è la Vergine che porterà nel suo grembo il Salvatore del mondo. Questo è l’altare del Figlio di Dio

Anche Sant’Antonio da Padova, in un sermone per l’Epifania, parla di questa tradizione scrivendo:

Si racconta che Ottaviano Augusto, su indicazione della Sibilla, abbia veduto in cielo una vergine, gravida di un figlio e che da allora vietò che lo chiamassero Signore, perché era nato “il Re dei re e il Signore dei signori” (Ap 19,16).

Insomma questo sarebbe il nucleo originario della Basilica, fondato addirittura prima della nascita di Cristo ed è per questo che Santa Maria in Ara Coeli è, probabilmente, la chiesa più antica di Roma. Ed è probabilmente in seguito a questa leggenda che le Sibille vengono rappresentate insieme ai profeti, basti pensare agli affreschi della Cappella Sistina di Michelangelo.

Bambinello in Ara CoeliIl cuore vero di questa enorme costruzione, però, lo troviamo nascosto in una piccolissima cappella e quasi rischieremmo di ignorarlo se non ci venisse indicato chiaramente da un cartello. Dietro il tempietto di Sant’Elena, troviamo una vera e propria meta di pellegrinaggio: la cappella del Bambinello o, più confidenzialmente per i romani, “Er Pupo”.

Ricoperto da ex voto e incoronato, il Bambinello si affaccia da una teca di vetro. L’oro che lo avvolge nasconde il materiale in cui è scolpito, per i fedeli molto più prezioso del biondo metallo: la statuina è stata realizzata nel XIV secolo da un frate francescano intagliando il legno di un ulivo proveniente dal giardino del Getsemani, il luogo in cui Cristo si ritirò a pregare subito dopo l’Ultima cena e in cui venne arrestato in seguito al bacio traditore di Giuda.

Distogliamo lo sguardo per un momento dalla statuina e guardiamo l’altare su cui si trova: ci sono due cestini pieni di lettere, alcune indirizzate semplicemente “Al Bambino, Roma”. Sono le missive di tantissimi fedeli che ancora oggi rivolgono le proprie preghiere e richieste a questa santa effigie pur consapevoli che la statuina, in realtà, non è quella originale.

Anche questa vicenda sembra prendere le tinte di un episodio quasi leggendario, pur essendosi consumato appena 40 anni fa e dunque in tempi non sospetti.

Siamo nel 1974: una donna si porta a casa il bambinello e lo sostituisce con una copia, ma la sparizione non dura a lungo. A mezzanotte della stessa giornata le campane cominciano a suonare e i frati francescani ritrovano il bambinello sano e salvo di fronte al portone della chiesa. Passano venti anni e un giorno, poco prima che la statua sparisca definitivamente nel febbraio del 1994, vengono rubati tutti gli ex voto.

Il Bambinello è cambiato ma la devozione non è mai mutata e ancora oggi i francescani raccolgono le lettere indirizzate al piccolo Gesù; poi le bruciano, senza aprirle, perchè non vogliono intromettersi in questo dialogo che di generazione in generazione continua senza interrompersi mai.

L’ultima meraviglia che ci regala questo grande luogo la troviamo fuori, volgendo le spalle all’ingresso: la vista su Roma dal Campidoglio.

 

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L’associazione culturale Neàpolis organizza una visita guidata che coinvolgerà tre luoghi: la Chiesa del Gesù, gli appartamenti Ignaziani e il Bambinello all’Ara Coeli. Per saperne di più date un’occhiata all’evento!

Parole in Viaggio

4 thoughts on “Tra spiritualità e leggenda: Santa Maria in Ara Coeli

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  2. Terminata la guerra, ho 83 anni, ho più volte visitato il Bambinello Gesù e lo ricordo con tanto amo, ho una statuina a casa che comprai in sacrestia, ora sono disabile e non posso più venire, il Natale mi ricorda quel bel presepe e la recita che delle poesie del Natale.

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